Protesi peniena: indicazioni, funzionamento e complicanze.

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Protesi peniena: indicazioni, funzionamento e complicanze.

COS’È E QUANDO è INDICATA LA PROTESI PENIENA

La protesi peniena è un dispositivo medico impiantabile mediante intervento chirurgico e rappresenta il trattamento definitivo della disfunzione erettile non responsiva o non compatibile con le opzioni terapeutiche conservative (terapie farmacologiche o fisiche).

Esistono sostanzialmente due tipologie di protesi peniena (gonfiabile e non), da scegliere in relazione alle caratteristiche e aspettative del paziente, in accordo con lo specialista di riferimento.

In generale l’intervento prevede l’impianto all’interno dei corpi cavernosi (i due cilindri di tessuto vascolare che costituiscono la struttura interna del pene) di uno o due cilindri protesici che vadano a vicariare l’erezione attraverso differenti meccanismi di bioingegneria. Inoltre, in tutti i casi non viene compromesso né l’eccitamento né la funzionalità eiaculatoria del paziente.

TIPOLOGIE DI PROTESI PENIENA:

1. PROTESI MALLEABILE / SEMIRIGIDA / CONFORMABILE.

La protesi malleabile è costituita da uno o due cilindri semirigidi che vengono impiantati all’interno dei corpi cavernosi. È in genere formata da un nucleo metallico modellabile rivestito da silicone e, come suggerisce il nome stesso, essendo semirigida, l’asta peniena esiterà in una condizione di costante rigidità, con la possibilità da parte del paziente di modellare il pene verso l’alto (in stato di erezione) o verso il basso (in stato di riposo) a seconda delle necessità.

Il persistente stato di rigidità rappresenta a lungo termine un fattore di rischio per l’erosione e perforazione dei tessuti circostanti da parte della protesi, con possibilità di espulsione della stessa e, infine, un possibile elemento di disturbo per le interazioni sociali di contatto, in quanto in pene manterrà sempre una consistenza dura.

D’altro canto, in considerazione del semplice meccanismo di funzionamento, rappresenta comunque una valida opzione per i pazienti con alterazioni della manualità (ad esempio in seguito a traumi, interventi o patologie a carico degli arti superiori).

Inoltre, essendo un dispositivo formato da un unico componente, presenta un ridotto rischio di malfunzionamento meccanico oltre che un minor costo.

2. GONFIABILE / IDRAULICA BI O TRICOMPONENTE.Attualmente la protesi idraulica tricomponente è il dispositivo maggiormente impiantato ed è composto, come suggerisce il nome, da tre componenti:
  • due cilindri di silicone o altro materiale biocompatibile inseriti nei rispettivi corpi cavernosi;
  • un serbatoio che durante lo stato di detumescenza peniena trattiene il liquido necessario a riempire i cilindri nel momento in cui sarà indotta l’erezione;
  • una pompa di attivazione posizionata nello scroto, per il trasferimento del liquido di gonfiaggio dal serbatoio ai cilindri.
Queste tre componenti (cilindri, pompa e serbatoio) sono tra loro connesse mediante sottili tubi di raccordo, che una volta collegati danno vita a un circuito chiuso.Il vantaggio maggiore di questa tecnologia è sicuramente quello di avvicinarsi quanto più possibile a una condizione naturale, potendo indurre uno stato di erezione a seconda delle necessità, ma anche di mantenere uno stato di flaccidità. Quest’ultimo aspetto risulta determinante per un minor rischio di erosione delle pareti dei corpi cavernosi.Per contro, questa tecnologia, in considerazione del meccanismo di funzionamento più complesso, è sostenuta da costi maggiori e necessita di un adeguato training da parte del paziente, il quale non deve presentare alterazioni della manualità. Infine, essendo un sistema a più componenti, prevede un maggior rischio di malfunzionamento.

La protesi idraulica bicomponente prevede, invece, una componente in meno in quanto la pompa funge anche da serbatoio. Il dualismo di azione di un singolo componente si traduce però in un maggior ingombro volumetrico a livello scrotale, oltreché in una minore possibilità di riempimento dei cilindri (cioè minor rigidità peniena) durante l’erezione.

L’INTERVENTO E IL POST-OPERATORIO.
L’intervento si può svolgere in anestesia spinale o generale.L’approccio chirurgico può essere:
  • PENOSCROTALE, mediante un’incisione di 3-4 cm tra la radice del pene e lo scroto;
  • INFRAPUBICO, mediante un’incisione di 3-4 cm tra il pube e il pene.
La durata MEDIA dell’intervento chirurgico è all’incirca di un’ora, variabile a seconda dell’approccio chirurgico praticato.Al termine dell’intervento verrà posizionato un catetere vescicale con successiva rimozione dopo 24 ore.Infine, in relazione alla tipologia di approccio, verrà applicato un drenaggio (tubolare in gomma), che consentirà di canalizzare verso l’esterno eventuali raccolte di sangue che si possono normalmente formare in seguito all’intervento chirurgico; quest’ultimo potrà essere rimosso tra la prima e la quarta giornata post-operatoria.Il ritorno all’attività sessuale è variabile tra le 2 e le 6 settimane successive all’intervento, previo adeguato training del paziente in relazione alla tipologia di protesi impiantata.Al paziente potrà essere, inoltre, richiesto l’utilizzo del vacuum device (dispositivo meccanico che sfrutta il vuoto generato una pompa aspirante per indurre un’erezione peniena) sia nel preoperatorio che nel postoperatorio per migliorare la funzionalità erettile residua, anche se minima.Infine, di fondamentale importanza sarà l’antibioticoterapia, da proseguire anche a domicilio, per circa una settimana.
COMPLICANZE
L’infezione rappresenta la complicanza più temibile, seppur con bassa incidenza (1 su 1000), con rigetto dell’impianto che impone la necessità di rimozione immediata della protesi.Ulteriori possibili complicanze riportate in letteratura sono:
  • ematomi;
  • scarsa sensibilità del glande;
  • lesioni uretrali e dei corpi cavernosi;
  • necrosi del glande;
  • deformità peniene;
  • dolore scrotale anche in caso di corretto posizionamento del dispositivo con pompa scrotale;
  • malfunzionamento del sistema protesico e possibile estrusione delle componenti.
RIASSUMENDO
  • La protesi peniena permette al paziente di ripristinare in modo definitivo un’attività sessuale penetrativa soddisfacente, senza intaccare l’eccitamento e la funzionalità orgasmica
  • Non ripristina l’eiaculazione o l’orgasmo qualora questi fossero precedentemente compromessi né aumenta il desiderio sessuale.
  • Non allunga il pene.
  • L’erezione è limitata ai soli corpi cavernosi e non interessa il glande (che è invece formato dal corpo spongioso del pene), pertanto vi sarà la sensazione di “glande freddo” avvertibile da paziente e partner
  • La tipologia di protesi scelta e l’approccio chirurgico vengono stabiliti in relazione alle caratteristiche e aspettative del paziente in accordo con lo specialista.
  • La scrupolosa aderenza del paziente alle indicazioni fornite risulta fondamentale per una buona riuscita dell’intervento.

Nel video allegato viene riportata l’esperienza di un paziente affetto da disfunzione erettile in seguito all’impianto di una protesi tricomponente.

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